Proventi da attività illecite, per il Fisco vale il momento in cui è commesso il reato

Per la Cassazione, con la sentenza n. 307 dell'8 gennaio 2025, “per l’individuazione del periodo […] deve farsi riferimento al momento in cui viene acquisita la disponibilità dei detti proventi”.

Proventi da attività illecite, per il Fisco vale il momento in cui è commesso il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 307 dell'8 gennaio 2025, ha stabilito il principio giuridico secondo cui i redditi derivanti da attività illecite, in particolare dalla corruzione, devono essere attribuiti al periodo d'imposta corrispondente al momento in cui vengono effettivamente acquisiti o, in alternativa, a quello in cui sono stati commessi i relativi reati. Nel caso di specie, l'Agenzia notificava al contribuente un avviso di accertamento, attraverso il quale procedeva al recupero a tassazione ai fini Irpef dei guadagni illeciti ottenuti nel 2006. Tali proventi derivavano da diversi episodi di corruzione commessi mentre il contribuente ricopriva temporaneamente il ruolo di direttore di un ufficio locale delle Entrate. Il principio di diritto espresso dalla Corte è il seguente: “In tema di ripresa a tassazione, ai fini dell’IRPEF, di redditi costituiti da proventi di attività illecita, per l’individuazione del periodo d’imposta al quale imputare tali redditi deve farsi riferimento al momento in cui viene acquisita la disponibilità dei detti proventi, coincidente con la realizzazione del presupposto impositivo”.

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